Diritto del lavoro: cos’è?

Il mondo del lavoro è da sempre un ambiente complicato, con normative di riferimento complesse e casistiche molto variegate. Proprio in questo intricato contesto è la materia del diritto del lavoro, branca del diritto privato, che si pone l’obiettivo di regolare i rapporti lavorativi, garantendo l’iniziativa economica del datore di lavoro e nello stesso tempo tutelando il lavoratore. Inoltre, anche con le conseguenze della pandemia sul mondo del lavoro, l’attività legale nel settore del diritto del lavoro non è venuta meno. Perciò cerchiamo di capire cos’è e di cosa si occupa il diritto del lavoro, ricordando che, data la complessità della materia e della normativa potrete sempre richiedere una consulenza e avvalervi del consiglio di un legale specializzato.

Di quali aspetti si occupa e quali rapporti regola il diritto del lavoro

Il diritto del lavoro è un particolare ramo del diritto privato che si focalizza sui rapporti che intercorrono tra un lavoratore e il datore di lavoro, pubblico o privato che sia. Ma questo cosa significa esattamente? Limitarsi alla definizione sarebbe piuttosto riduttivo, anche perché questa disciplina legale comprende un insieme molto ampio di materie e regola ambiti come le libertà, la dignità e l’integrità dei soggetti coinvolti in un rapporto lavorativo. In aggiunta a questo però rientrano all’interno della disciplina anche il diritto sindacale, che regola i rapporti tra datore di lavoro e sindacati, e il diritto previdenziale, che si occupa di previdenza sociale e assicurazioni.

Fonti del diritto del lavoro

Ovviamente anche le leggi in materia di diritto del lavoro derivano da una moltitudine di fonti normative. In particolare possiamo fare riferimento alle fonti:

  • Sovranazionali, ovvero tutte quelle normative emanate da organizzazioni internazionali, di cui fa parte anche l’Italia, come, ad esempio le Direttive dell’Unione Europea o i Trattati Internazionali.
  • Nazionali, cioè le leggi presenti nella Costituzione, nello Statuto dei lavoratori, nel Codice Civile e più in generale in tutte le norme che regolano il lavoro.
  • Contrattuali e sindacali, sono le clausole dei Contratti Collettivi Nazionali o i regolamenti integrativi che si stabiliscono tra datore di lavoro e lavoratore.

Quando ricorrere all’avvocato del lavoro?

Data la complessità del mondo del lavoro, dei rapporti a esso collegati e l’eventualità che sorga una controversia lavorativa, può rendersi necessario l’aiuto di un avvocato del lavoro. Si tratta di uno specialista con una solida preparazione, che ha maturato comprovata esperienza in questo particolare settore legale. Inoltre, il parere di un esperto può essere utile anche in un periodo complicato come quello provocato dalla pandemia, dove norme come quelle su  blocco dei licenziamenti, cassa integrazione o smartworking, non sempre vengono rispettate.

Riassumendo,  la figura dell’avvocato del lavoro, entra in campo ad esempio in caso di:

  • licenziamento, demansionamento e sanzioni disciplinari
  • concorsi pubblici, mobilità
  • progressioni di carriera, differenze retributive e inquadramento contrattuale
  • responsabilità davanti agli ordini professionali per i professionisti iscritti ad un Albo
  • risarcimenti per mobbing, molestie e straining
  • benefici d’invalidità, maternità e permessi parentali

In questi e in altri casi possono sorgere delle controversie lavorative, scaturite il più delle volte da motivi economici, da parte del datore, o dall’intenzione di recuperare crediti retributivi o ristori per danni da lavoro, da parte del dipendente.

Risoluzione delle controversie di lavoro

Se tra datore di lavoro e lavoratore sorgono dei contrasti, legati magari a regole aziendali o ad aspetti del contratto sui quali le parti danno interpretazioni diverse, è bene cercare di risolvere in tempi brevi la controversia. Il diritto del lavoro mette a disposizione delle parti molti strumenti utili per cercare di risolvere il contrasto, ma non tutti implicano l’intervento di un giudice. Infatti, se vi doveste trovare in un contrasto con un datore di lavoro, la prima strada praticata dall’avvocato del lavoro sarebbe la mediazione. In questo modo si tenta di risolvere il problema in tempi rapidi, cercando di mantenere un clima abbastanza rilassato tra le parti. Evitare che la causa arrivi in Tribunale può infatti permettere di non pagare oneri giudiziari e far risparmiare anche in termini economici e di stress. Tuttavia, non sempre è possibile mediare e, in questi casi, il lavoratore può avvalersi della Conciliazione, ovvero di un tentativo di riappacificazione in sede amministrativa o sindacale. Se anche questa via non fosse praticabile, è possibile ricorrere all’Arbitrato, una procedura alternativa al tribunale nella quale le due parti affidano a un terzo soggetto l’incarico di risolvere la controversia. Ultimo strumento messo a disposizione dal diritto del lavoro è il Tribunale, al quale si ricorre se risultano impraticabili Arbitrato e Conciliazione. In questo caso, a giudicare sarà il Tribunale ordinario in funzione di Giudice Unico del Lavoro e, in caso di appello deciderà la sezione della Corte d’Appello dedicata al lavoro.